Nata a Milano il 19/7/1973, laureata in Scienze Antropologiche, classe Filosofia, presso l’Università di Bologna, qualifica di Mediatrice familiare di primo e secondo livello, conseguita nell’ottobre 2023, con corso di specializzazione organizzato dall’Università degli studi di GENOVA.
La scelta della strada della mediazione familiare poggia sulla mia storia di vita. I miei genitori, con l’aiuto dei loro avvocati, hanno portato avanti una causa di separazione durato quasi cinque anni per ottenere il mio affidamento. Questa esperienza, e mote altre vissute attraverso i racconti e gli occhi di miei coetanei da ragazza ho potuto toccare con mano che quando il conflitto è gestito male rimane conflitto, sempre.
Nella logica del vincitore/vinto perdono tutti, soprattutto i figli che, come nel mio caso, si ritrovano presto, giocoforza, a dovere mettere da parte le proprie scelte, i propri sogni, in favore delle “necessità” del momento (necessità non loro peraltro), spesso per tutta la vita, sempre durante gli anni che dovrebbero essere i migliori, i più importanti, quelli che ci definiscono.
Durante il corso e le letture multidisciplinari intorno a questa materia ho sviluppato una profonda consapevolezza sul ruolo che il mediatore può realmente svolgere nel vissuto delle famiglie, nel senso più allargato del termine e più in generale nel mondo che ci circonda. Il mediatore familiare, con la sua preparazione, la sua capacità di ascolto empatico, la sua sensibilità, spesso (ottimisticamente come deve essere) può aiutare due genitori in conflitto a “smontare”, a decodificare le proprie pretese per riuscire a tradurle in bisogni, che spesso scoprono essere gli stessi, ovvero crescere i loro figli al meglio delle loro possibilità, nonostante
tutto. La mediazione, intesa come processo che mette in gioco la famiglia e il mediatore, al termine “separazione” quando si parla di coniugi, aggiunge la parola “insieme” quando si parla di genitorialità. E quando i confronti svolti durante gli incontri di mediazione si traducono in un accordo forte perché partecipato, condiviso, concertato, vincitori lo sono tutti, primi fra tutti il figlio che, in questo, e solo in questo modo, può davvero godere dei suoi diritti ad “essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni” anche dopo e nonostante (talvolta grazie a) la separazione dei genitori.
I concetti chiave della mediazione familiare, come conflitto evolutivo, equivicinanza, ascolto attivo ed empatico, vincere insieme, calati nella realtà della nostra società, rappresentano, dal mio punto di vista, una potenziale risposta a molti conflitti che oggi ci (s)travolgono, anche quando non siamo direttamente coinvolti, lasciandoci costernati, smarriti.
Con Ohana i professionisti che ne fanno parte hanno l’importante opportunità di svolgere un ruolo di supporto nella gestione dei conflitti in ambito familiare, scolastico, sociale sul territorio e, più ampiamente, di offrire il proprio contributo alla diffusione della cultura della mediazione, forse ancora troppo poco compresa, quindi inclusa nel nostro Paese.