Ho iniziato ad esercitare la professione di avvocato a Pavia in uno studio dove si spaziava dal diritto civile al diritto penale fino a lambire il diritto amministrativo.
Una realtà di provincia dove l’avvocato rappresentava il riferimento per una comunità, qualcosa di più di un professionista del diritto, ma abile conoscitore delle dinamiche relazionali ed esperto comunicatore qualunque fosse l’interlocutore.
Da giovane avvocato ho sentito parlare in dialetto ai propri clienti dal dominus, ho attraversato stradine sterrate di campagna per andare a patrocinare in tribunali fuori Pavia ascoltando anticipazioni di arringhe maestose colme di suggestioni giuridiche ed emozionali in macchina, ho visto tanta gente, di qualunque estrazione sociale e culturale, affidarsi al proprio legale e delegare iniziative decisive per la propria vita e patrimonio.
Ho assistito a tanti litigi spesso tanto devastanti quanto inutili e ho capito che oltre al diritto fosse necessario il buon senso e l’equilibrio per rendere il migliore servizio possibile al proprio cliente ma anche la l’onestà e sensibilità di illuminare una strada alternativa a quella dell’agone giudiziario.
Grazie a una professionista amica ho intrapreso con curiosità e molte aspettative la via della mediazione familiare frequentando il corso di perfezionamento in Mediazione Familiare organizzato dall’Università di Genova in partnership con Ohana Associazione di Mediatori Familiari e dei Conflitti con un modulo molto articolato coinvolgente materie giuridiche, psicologiche e sociologiche e relativi esperti.
Ho così conseguito un diploma che mi ha permesso di apprezzare una dimensione conciliativa nel modo di vivere personale e nelle relazioni oltre che nell’approccio professionale.
Ho applicato certe nozioni, quali l’imparzialità, l’equidistanza, l’empatia, il qui e ora in un campo attiguo che è quello della conflittualità tra pari, fenomeno noto a tutti come bullismo, provando a comunicare il senso di certe azioni violente per interromperle e ripristinare relazioni più sane e distese tra i giovani che frequentano la scuola o attività extra scolastiche.
La mediazione appresa per la conflittualità tra coniugi si è rivelata quindi un modello cui rapportarsi in altri ambiti della società destinata ad essere sempre più ostile se non addirittura violenta,
È una forma di cultura da diffondere a partire dalle scuole per intercettare i bisogni degli adulti ed evitare molte derive e vuoti di senso.